mercoledì 12 agosto 2020

LA PALLANUOTO CHE NON C'E'

Estate calda, le infradito si appiccicano all'asfalto, sul bordovasca i piedi si fondono con il cotto; tanti pensieri e troppa confusione mi appesantiscono più di quanto faccia la temperatura.
Dopo la pandemia tutto sembra muoversi al rallentatore, l'afa non aiuta e sinceramente sto per capitolare: troppo e tutto insieme, sono un equilibrista ma dopo aver tolto la rete di salvataggio stanno per tagliare anche il filo.

Mi trovo dopo sei anni in cui, con il nostro modo di vedere il mondo avevamo intrapreso un viaggio verso l'isola della pallanuoto che non c'è e, quando la giornata era particolarmente tersa ed il vento a favore, in lontananza si poteva scorgere una luce fioca che ci dava la forza di andare avanti e distinguerci dall'omologazione.

Putroppo ci dobbiamo prendere una pausa: siamo in un limbo, proviamo con fatica a stare a galla ma fortunatamente siamo abituati a tenere la testa alta e non siamo personaggi di un romanzo di Victor Hugo (questo ci aiuta parecchio), ma posso promettervi una cosa non ci stancheremo mai di cercare quell'isola che non c'è (dicono) e di restituire tutto l'amore, la fiducia e la passione che ci date.

Abbiamo trovato una nuova casa ed una nuova famiglia sta per accoglierci, c'è chi crede in noi e nel nostro lavoro e non vedo l'ora di ripagare tanta stima.

Il PENSIERO IN MUSICA di oggi sembra scritto 
per NOI che non ci diamo mai per vinti, 
per NOI che crediamo nel prossimo, 
per NOI che viviamo di emozioni,
per NOI che non smetteremo mai di cercare.


Sicché quando gli dissero che era tempo di lasciare la sua roba, per pensare all'anima, uscì nel cortile come un pazzo, barcollando, e andava ammazzando a colpi di bastone le sue anitre e i suoi tacchini, e strillava: - Roba mia, vientene con me! 
(Giovanni Verga) 

M.B.

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