lunedì 5 novembre 2018

PALLANUOTO GIOVANILE E PRIMA SQUADRA: DIFFERENZE ED AFFINITA'




Ospitiamo con molto piacere l'articolo del nostro amico Andrea Esposito, tecnico dell'Under 11 del Wellness Town e giocatore della Rari Nantes Frosinone.
Categorie giovanili e prima squadra sono senza dubbio diverse. Allo stesso tempo, però, molte cose le accomunano. Vediamone alcune.

In primo luogo, la pallanuoto giovanile deve formare prima la persona, poi il giocatore. In prima squadra giocatore e persona sono già formati. E tutti hanno l’ossessione del risultato, mentre a livello giovanile il match o il torneo devono essere solo una verifica. Per i ragazzi e per gli allenatori.

Veniamo, quindi, alla partita. La pallanuoto giovanile non deve essere mai condizionata dal risultato. Come lo è ovviamente e giustamente quella di prima squadra, soprattutto di alto livello. I bambini devono imparare a vincere e a perdere. Gli allenatori pure.
L’attività coi bambini deve essere finalizzata a una crescita individuale: come giocatore e come persona.

Per questo faccio fatica a concepire la pallanuoto come uno sport di squadra, almeno fino all’U15. Il ragazzo (non il genitore, sia chiaro) deve essere il principale sponsor di sé stesso. Deve bastare a sé stesso: in acqua e fuori. Si allena per migliorare e per diventare il più forte: non per vincere il campionato giovanile. Quello è un obiettivo secondario, raggiungibile se ogni singolo riesce a ricavare il massimo da sé stesso.
Questa è una profonda differenza: tra i senior, l’obiettivo e il bene della squadra sono più importanti di tutto. Un U15 deve avere come obiettivo il torneo con la nazionale giovanile durante l’estate, prima ancora di quello di squadra. Un po’ di sano egoismo non guasta.

Una cosa che mette in relazione la mia carriera giovanile e adesso quella di prima squadra è il sacrificio. Niente nella vita viene senza sacrificio. Nella pallanuoto questo vale ancora di più, soprattutto perché toglie tempo, energie e spazio dedicabili ad altro. All’atleta e alla famiglia. Ecco allora che il sacrificio dev’essere collettivo, non solo del ragazzo. Ecco papà, mamme e nonni che ancora salutano i miei, dopo anni di attese infinite sui gradoni del Foro Italico.

Altra affinità: la serietà. Purtroppo, il nostro è uno sport che richiede molta serietà, sia nelle categorie giovanile che senior di alto livello. Ripeto spesso a bambini di 8 o 9 anni che quando entrano in piscina per me sono atleti. Piccoli, ma pur sempre atleti e da tali mi aspetto che si comportino. È chiaro che non siamo in un carcere: il divertimento è la prima regola per riuscire a migliorare. A ogni livello.
Ai bambini deve piacere quello che fanno, così come ai senior ciò che il preparatore atletico o l’allenatore propongono loro. Ecco allora un’altra affinità: nessuno fa qualcosa controvoglia, soprattutto se questo qualcosa gli costa sacrificio e fatica. Un altro aspetto da non sottovalutare: il passaggio da giovanili a prima squadra. Cosa mai facile, anzi, spesso complicata. Qui conta tanto l’atteggiamento, sia del giovane che entra, sia dei grandi che accolgono. È importante facilitare un ragazzo che si approccia al contesto di prima squadra di alto livello: renderà sicuramente di più. Ma è ancor più importante il modo in cui il ragazzo si avvicina a un gruppo già formato, composto da persone più grandi di lui. Educazione e rispetto sono le parole chiave, senza rinunciare a una giusta dose di personalità.

In conclusione, giovanili e prima squadra sono due facce della stessa medaglia. L’attività giovanile, dunque, deve essere propedeutica e finalizzata a formare persone e giocatori pronti a rapportarsi con un contesto di pallanuoto senior di alto livello.


Andrea Esposito

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