martedì 18 aprile 2017

A TU PER TU CON BRUNO CUFINO


Continuiamo le nostre interviste andando a scomodare un maestro nonchè carissimo amico dell’Akrosport Roma Pallanuoto, Bruno Cufino

Ciao Bruno, prima di cominciare è d’obbligo una breve  presentazione: chi sei, che ruolo svolgi al momento e quante vite hai passato sul bordo vasca.
Con ordine.
Ho 64 anni, ed ho allenato a partire dai 28 anni fino a 2 anni fa. Il mio passato di atleta è poco rilevante perchè ho giocato fino alla serie C.  Sono un ex insegnante di Scienze motorie che ha lasciato la scuola per dedicarsi alla pallanuoto. Ho iniziato ad allenare per gioco e mi sono ritrovato a farlo come professionista. In 30 anni ho allenato in tutte le categorie uomini e donne, dalle squadre di promozione fino alla A/1 , passando per le squadre nazionali come assistente o come allenatore delle giovanili; ho allenato anche all’estero. Per anni sono stato docente nazionale del SIT della FIN, e sono tra i fondatori della Waterpolo Development , l’associazione che ha praticamente ideato l’HABA WABA, e ne sono Vice presidente ormai da dieci anni. Sono anche direttore responsabile del sito dell’associazione (www.wpdworld.com). Da 2 anni lavoro con la Federazione Italiana Nuoto come team leader di tutte le squadre giovanili dai 15 ai 20 anni di cui coordino le attività. Da qui la mia esperienza

Come sei venuto in contatto con l’Akrosport Roma Pallanuoto
Sono venuto a conoscenza dell’Akrosport Roma in occasione degli Haba Waba festival, a cui questo club capitolino partecipa sistematicamente da anni con grande passione.

Quale importanza ha Habawaba nella crescita dei giovani atleti e degli allenatori
L’Haba Waba, giunta al decimo anno,  ha avuto il grande merito di far crescere in maniera esponenziale i praticanti della pallanuoto, avvicinandoli a questo gioco già all’età di 7/8 anni, cosa fino a qualche anno fa impensabile. Questo ci ha permesso in parte di ritagliarci una fetta importante di pubblico praticante tra gli
altri sport di squadra che storicamente iniziano prima le loro attività (calcio, Basket, pallavolo su tutti…).
Il messaggio che l’Haba Waba vuole lanciare è un messaggio di cultura dello sport, che va inculcato  agli atleti già quando muovono i primi passi,  e di cui gli allenatori hanno il delicato compito di essere la guida.  Messaggio che concerne i valori universali di cui lo sport è portavoce, che sono poi alla base per quello che sarà il prosieguo dell’attività di un atleta. Devo dire con onestà intellettuale che aldilà dei numeri impressionanti di bambini che il “sistema” Haba waba  sta portando alla pallanuoto, la sua mission culturale ancora stenta davvero a decollare. Purtroppo la responsabilità ricade su molti allenatori che intravedono nei bambini una sorta di strumento per suffragare le proprie ambizioni. Male interpretando, infatti,  il proprio ruolo di educatori, ripongono nella vittorie il primo obiettivo da raggiungere in questa fascia di età. Forzando i tempi, drammatizzando ogni inconveniente perché a loro vedere danneggerebbe il potenziale risultato agonistico, essi  tralasciano gli aspetti formativi ed educativi, influenzano negativamente i genitori e, conseguenzialmente i bambini che sono i meno protetti perché ancora tabula rasa sotto il profilo della
formazione interiore. Questo genere di atteggiamenti e comportamenti contraddicono non solo gli aspetti legati alle tappe di crescita sportiva dei bambini (sarebbe il minimo), ma, cosa di gravità assoluta, quelli legati alle tappe di crescita umana, psichica e fisica sancite dalla scienza. Questo rischia di vanificare tutto, addirittura di mettere in forse l’utilità stessa dell’HabaWaba che viene vista come una vera e propria manifestazione dove l’aspetto agonistico è prioritario. E’ allo studio della nostra associazione, se non si dovesse invertire questa tendenza, trovare gli accorgimenti adatti per selezionare a monte le squadre partecipanti, sulla base dei comportamenti di chi le guida (non già degli incolpevoli bambini), perché non è pensabile trasformare un’attività gioiosa che serve ad avvicinare alla pallanuoto ed ai valori di cui è portavoce in una manifestazione dall’esasperato contenuto agonistico.

Quali sono i valori che condividi con  l’Akrosport Roma Pallanuoto e Mister Mauro Baronciani, e quali dovrebbero essere  quelli che devono avere i tuoi atleti
In questi anni riconosco all’Akrosport di aver saputo perfettamente interpretare la mission dell’haba Waba, anche quando qualche disfunzione organizzativa ha finito per danneggiarli, e questo fa loro onore.

Come deve essere l’approccio dell’allenatore con le leve più giovani, e  come cambia nel corso del tempo
L’allenatore delle squadre giovanili ha il compito di preparare i ragazzi per l’alto livello, e qui siamo oltre l’Haba Waba. Crescendo, superata la fase indispensabilmente solo ludica,  la pallanuoto comincia a chiedere sempre maggiori regole, tanto più semplici da accettare per i giovani atleti, quanto è maggiore è stata per loro la comprensione dei valori sani dello sport e del fair play attraverso i primi passi che hanno mosso (habaWaba appunto).
Anche qui la scienza detta i suoi tempi e le sue regole. C’è una fase legata all’apprendimento, che solo superata quella ci si deve dedicare all’allenamento vero e proprio. Questa è la regola fondamentale che un allenatore delle giovanili non deve mai trascurare. Allenare prima che si sia completata la fase dell’apprendimento è l’errore più grave che un tecnico delle giovanili possa commettere. E le fasi di apprendimento hanno una collocazione temporale ben precisa, sancita dalla scienza che studia le tappe di crescita umana e che vengono applicate allo sport. Queste fasi vanno assolutamente rispettate, e i tempi non vanno anticipati solo per ottenere dei risultati immediati, magari in campionati di categoria. Questo può compromettere (ed avviene purtroppo frequentemente) la qualità futura di un atleta. Allenare un gesto errato significa fissarlo nella memoria motoria di un atleta. Il giocatore potrà migliorare solo perché diventerà più forte fisicamente e migliorerà in esperienza, ma le sue prestazioni resteranno limitate dall’imperfezione tecnica e il massimo livello, a cui bisogna sempre ambire, e risulterà compromesso.


Che differenze ci sono tra allenatore giovaile e di una prima squadra
L’allenatore di una prima squadra, a mio modo di vedere, deve avere conoscenze e competenze per sovraintendere a tutto il sistema del club o della squadra nazionale di cui è responsabile. Indirizzare guidare e far si che vengano rispettate tutte le tappe di crescita nella produzione degli atleti, di cui dovrà disporre una volta maturati a far sì che venga mantenuta una linea, uno stile ed una precisa distribuzione di ruoli e il loro assoluto rispetto. E questo forse è l’aspetto più complesso ed oneroso del suo lavoro, dovendo lavorare a 360 gradi sul sistema. Contemporaneamente dovrà dedicarsi agli aspetti più specificatamente tattici e di organizzazione del gioco, sfruttando al meglio la qualità dei giocatori che possiede, e nascondendone i difetti.

Concludo dicendo che quello dell’allenatore è un mestiere complesso che non va mai improvvisato, e che non esistono soluzioni per tutto e sopratutto non sono mai le stesse.
Ma una cosa solo è certa: nulla è gestibile senza rispetto di regole

Vi ringrazio caramente per l’opportunità e in bocca al lupo
Bruno

Grazie mille a te è sempre un piacere condividere il nostro tempo e la nostra passione.









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