Seconda ed ultima parte dell'articolo del nostro Stefano Bonanni che ci illustra metodi ed approcci all'attività agonistica e alla gestione dei giovani atleti agonisti.
"Troppo
spesso, dopo le prime esperienze acquatiche, in condizioni ancora
grezze e insicure, i giovanissimi (mini atleti) vengono
selezionati e avviati all'agonismo.
Questo
comporta che la ciclicità delle azioni stabilizza falsi
automatismi e vizi posturali statici e dinamici irreversibili e
impedisce così l'adattabilità degli apprendimenti.
I
giovani atleti non devono avere obiettivi importanti a breve
scadenza,questo significa che la scelta dei mezzi, metodi e
comportamenti deve avere un significato, partire da un programma
verosimile e valido, non potendosi e non dovendosi concretizzare
nell'immediato alcun picco prestativo rilevante. È importante
creare una pendenza lunga e lieve verso l'alto.
Il
considerare il giovane atleta in funzione alla prestazione,
esaltare i risultati, fare previsioni o proiezioni sul livello
tecnico, misurarlo con altri, risulta dannoso.
La
formazione giovanile in ambito sportivo, risulta un processo molto
delicato e complesso, si sviluppa attraverso interventi sinergici e
coordinati e si concretizza in modo lento e progressivo. Certamente
la base è lo stimolo allenante, ché però risulta soltanto una
condizione necessaria , non come valore assoluto.
Quando
assistiamo alla realizzazione di una prestazione di livello assoluto,
di certo a monte c'è stata una serie di fattori che si sono evoluti
in modo sinergico fin dai primi anni, si è rispettato prima la
crescita dell'individuo poi quello dell'atleta , e' la risultante di
uno studio dei singoli fattori che danno il successo alla
prestazione".
S.B.
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